La pet-therapy o zooterapia è una co-terapia che affianca la medicina tradizionale e le cure farmacologiche in atto utilizzando gli animali, per aiutare a risolvere o attenuare alcune tipologie di problemi medici e/o psicologici delle persone, portandogli grandi benefici.
Il rapporto uomo-animale è libero dai pregiudizi, si forma un profondo legame affettivo, stimola le energie positive e rende più accettabile un qualsiasi disagio, stabilisce l’armonia tra uomo e natura ed aiuta a superare l’egocentrismo.
Il contatto con gli animali può essere utile a tutte le età, suscita sentimenti positivi (tenerezza, amore), infonde calma e sicurezza soprattutto nei bambini, diminuisce lo stress, stimola la produzione di endorfine che aumentano le difese immunitarie, migliora la qualità della vita, le relazioni con altre persone attraverso la produzione dell’ossitocina, migliora i problemi comportamentali ed i disordini emotivi, stimola l’esercizio fisico producendo dopamina, avendo quindi un riscontro positivo sulla salute, viene per questo utilizzata per affrontare meglio una riabilitazione fisica.
La pet-therapy deve essere integrata alle normali attività terapeutiche ed è utile per facilitare l’approccio delle figure medico-sanitarie e riabilitative soprattutto se il paziente non collabora, la comunicazione avviene tramite l’animale che fa da ponte, psicologicamente in sostanza il soggetto si lega all’amico peloso e se lo specialista mostra una simpatia con lo stesso, allora è più facile accettarlo e ascoltare le sue indicazioni oppure aprirsi in discorsi personali.
Utilissima per persone affette da diverse patologie: morbo di Alzheimer (è comprovato che migliora i parametri comportamentali, cognitivi e sensoriali), autismo (si è riscontrato un aumento dell’attenzione, diminuzione dei tic, miglioramento nelle interazioni sociali, verbali e non).
La pet-therapy è utilizzata in diversi contesti: case di riposo, ospedali, comunità di recupero, centri socio-educativi, carceri, centri riabilitativi, comunità per minori, scuole di ogni ordine e grado, centri di aggregazione vari, centri per persone diversamente abili, centri di patologie psichiatriche, ludoteche, è utile dove ci sono persone separate dall’affetto e dal supporto dei cari.
Com’è nata? Cenni storici
Fin dalla preistoria l’uomo ha instaurato un rapporto con gli animali, addestrandoli nelle varie epoche storiche per il lavoro e per la caccia, allevandoli e utilizzandoli per proteggere le abitazioni, il bestiame e gli armamenti.
Gli antichi egizi veneravano il Dio Anubis, protettore della medicina, rappresentato dal corpo di un uomo con la testa da cane, in Egitto i gatti eran considerati sacri e proprietà del faraone; una leggenda greca narra di un cane santo che sia in grado di restituire la vista ad un cieco leccandolo in faccia; entrambe queste civiltà credevano che gli animali potessero essere d’aiuto a persone malate e anche le divinità di altri popoli antichi quali sumeri e caldei erano spesso accompagnate da animali d’affezione.
In tali epoche l’animale era considerato portatore di energia e potere, veniva sfruttato e purtroppo a volte sacrificato per rituali di guarigione ed in varie occasioni ludiche, sacre o religiose.
Nel IX secolo a Getel in Belgio è il primo caso documentato dove vengono utilizzati gli animali per curare i disabili.
In Inghilterra nel 1792 a York, presso il Retreat hospital, lo psicologo William Tuke induce i pazienti con problemi mentali a prendersi cura di piccoli animali, ottenendo un miglioramento dell’autocontrollo dovuto allo scambio affettivo con la creatura.
A metà del 1800 in Germania, al Bethel hospital, viene studiato il comportamento dei pazienti epilettici e disabili a contatto con gatti, cani, cavalli e piccoli aimali.
Nel 1875 in Francia il Dott. Chissigne prescrive per la prima volta l’equitazione per persone con problemi neurologici.
Nel 1919 dopo la 1° guerra mondiale negli Stati Uniti d’America, presso il St.Elisabeth’s hospital, vengono usati cani per curare la schizofrenia e la depressione, su suggerimento del ministro degli interni per i reduci di guerra; dopo il secondo conflitto mondiale la croce rossa statunitense promosse una terapia per reintegrare i reduci, che prevedeva il contatto con animali da fattoria.
La vera svolta in questo campo medico la dobbiamo allo psichiatra infantile Boris Levinson che nel 1953 scrisse l’articolo “the dog as co-therapist”, dove si accenna per la prima volta alla pet-therapy. I suoi studi iniziarono quando un suo piccolo paziente affetto da autismo che non migliorava con alcuna cura, cominciò ad accarezzare il cane del dottore mentre era in attesa della seduta, senza aver timori o preoccupazioni, lasciandosi addirittura leccare, dopo la seduta il bambino con varie difficoltà comunicative esplicita una delle sue prime richieste: “quando possiamo tornare dal dottore per giocare con Jingles?”. Il cagnolino aveva avuto un influsso molto positivo sul paziente aiutandolo a comunicare, interagire, parlare!
Il bambino aveva instaurato un rapporto col cane ed è stato più facile per lo psichiatra creare un rapporto col paziente inserendosi nel gioco col cane, grazie ad esso il bimbo poteva esprimere le sue difficoltà in modo indiretto, senza il timore del rapporto diretto col dottore, secondo la teoria della pet oriented child psychotherapy l’infante si identifica con l’animale.
Levinson approfondendo l’argomento scopre che prendersi cura di un animale calma l’ansia, trasmette calore affettivo, aiuta a superare stress e depressione (dando spunti continui per spezzare il circolo vizioso del depresso, uscire dall’isolamento, metter di buon umore); Dimostra che, soprattutto nei bambini, accarezzare e coccolare un peloso aumenta la capacità d’osservazione, la curiosità, stimola la creatività e suscita piacere nel contatto.
La teoria di Levinson è studiata e confermata da varie ricerche scientifiche, la pet-therapy migliora la qualità della vita, diminuisce le sensazioni di solitudine, ansia, paura, abbassa la spesa farmaceutica, diminuisce la percezione di problemi di salute minori, aumenta l’autostima e l’integrazione sociale, diminuisce il colesterolo nei soggetti maschili, la pressione sanguinia e la frequenza delle pulsazioni, aumenta le probabilità di sopravvivenza con disturbi cardiaci.
Nel 1975 i cognugi Corson, psichiatri americani, condividono e supportano le teorie di Levinson, notando miglioramenti in pazienti che non rispondevano alla medicina tradizionale: aumento delle capacità comunicative, maggior espressione di emozioni verso le altre persone, migliora il senso d’individualità, l’autostima; scrivono il libro “pet facilitated therapy”.
Nel 1977 Erika Friedman studia la correlazione tra chi supera un infarto, notando una positiva relazione tra chi aveva un animale da compagnia ed è sopravvissuto, la vicinanza di un animale favorisce il rilassamento diminuendo la possibilità d’infarto.
Nel 1997 in Australia la Delta society studia gli effetti terapeutici legati alla compagnia degli animali.
Alla fine degli anni 80’ in Italia ci furono varie conferenze e convegni sul tema.
Nel 2002 venne istituita la cara Modena, documento contenente i valori ed i principi della pet relationship, parteciparono i massimi esponenti degli enti ed esperti sulla relazione uomo-animale e sui diritti di entrambe le parti; nel febbraio 2003 il Ministro della Salute, le regioni e le provincie autonome di Trento e Bolzano siglarono un accordo per il benessere degli animali e pet-therapy, nello stesso anno nelle Marche ci furono i primi progetti sperimentali pet-therapy e nasce la prima cooperativa sociale dedicata, la Pet Village.
Nel Maggio del 2005 in Veneto entrò in vigore una legge regionale con le linee guida per interventi assistenziali e terapeutici con animali coinvolti; ad Ottobre dello stesso anno venne pubblicato il documento del comitato nazionale di bioetica, che trattava i problemi bioetici relativi all’impiego di animali in attività correlate alla salute e relativi al benessere degli animali.
Nel 2006 viene fondata la società internazionale per le terapie assistite con animali (ISAAT), che ha diversi scopi: il controllo qualitativo delle istituzioni pubbliche e private che offrono formazione per le varie figure necessarie nella pet-therapy; la promozione del riconoscimento ufficiale degli operatori che portino a termine programmi di formazione; il riconoscimento ufficiale della terapia assistita con animali, della pedagogia assistita con animali e delle attività professionali assistite con gli animali; verificare che le istituzioni ed i programmi di formazione possiedano determinati standard, requisiti di ammissione, qualifica dei docenti, adeguatezza del corso in tutti i suoi aspetti, requisiti della relazione finale, norme per la verifica di apprendimento, esami da espletare per poter conseguire un diploma finale.
Nel 2007 a Tokyo, durante l’11° conferenza mondiale sull’interazione uomo-animale, vengono elaborate ed approvate delle linee guida per la pet-therapy.
Nel Giugno 2009 i Ministeri del Lavoro, delle Politiche Sociali e della Salute, istituiscono un nuovo centro di referenza nazionale nel settore veterinario.
Il 25 Marzo 2015 l’Italia è il primo paese al mondo che emette delle linee guida nazionali per interventi assistiti con animali (IAA), nel Luglio dell’anno successivo il Ministro della Salute nel piano nazionale integrato 2015-2018 sottolinea l’importanza di promuovere e potenziare interventi e collaborazioni nella pet-therapy.
Le linee guida italiane
Le linee guida hanno come scopo quello di armonizzare le attività dei vari operatori garantendo la tutela delle persone e degli animali usati; individuano regole omogenee su tutto il territorio nazionale, definiscono gli standard di qualità per una corretta applicazione di queste co-terapie, stabiliscono i percorsi di formazione specifici per le figure professionali coinvolte, preparazione specifica, conoscenza delle zoonosi (malattie trasmissibili all’uomo da parte degli animali) e dell’etologia degli animali, indicano compiti e responsabilità delle diverse figure.
Per un IAA si deve preparare un equipe con diverse figure professionali, sanitarie e non, una squadra con operatori per la progettazione e realizzazione dell’intervento, è una scelta fondamentale ed importante diversificata in base agli ambiti e agli obbiettivi, dipendente dalle esigenze del paziente e dell’animale usato.
Le figure necessarie sono: un responsabile del progetto (deve essere un professionista sanitario); un veterinario che valuta i requisiti comportamentali e sanitari dell’animale, si occupa dell’aspetto igienico-sanitario e di benessere dell’animale; un coordinatore dell’intervento che può essere psicologo, psicoterapeuta, educatore, insegnante, infermiere, assistente sanitario, laureato in scienze motorie, psicomotricista; un conduttore dell’intervento, deve essere presente in tutte le sedute, è colui che ha addestrato l’animale, promuove la relazione uomo-pet e monitora lo stato di benessere e salute dell’animale in collaborazione col veterinario.
Gli amici pelosi coinvolti devono essere obbligatoriamente animali da affezione, non selvatici, poichè secondo la dichiarazione universale dei diritti degli animali usare creature selvatiche è una privazione della loro libertà, perchè si sono evoluti in ambienti naturali e non artificiali.
Vengono utilizzati per la pet-therapy principalmente delfini, gatti, conigli, cavalli (ippoterapia), asini (onoterapia) e cani (tra le razze più indicate ad esempio il labrador); la scelta deve essere basata su attente valutazioni che tengono conto delle preferenze del paziente, delle sue capacità psico-fisiche, delle sue fobie, allergie, bisognerà valutare la taglia, l’indole, il peso, il tipo di pelo… e cosa più importante valutare le risposte emotive alle prime sedute per capire se la co-terapia è efficace.
Tipologie di interventi assistiti con animali (IAA)
Terapie assistite con animali (TAA), utilizzata per pazienti in cura con medicina tradizionale per disturbi fisici, neuro e psico-motori, cognitivi, emotivi, relazionali; si vogliono raggiungere obbiettivi in presenza di un professionista esperto nel campo del disturbo; è un’assistenza mirata, richiede un intervento progettuale personalizzato che può essere individuale o di gruppo, è necessario valutarla costantemente e documentarla.
Si può applicare in case di riposo e centri diurni per anziani, un cane presente per esempio migliora gli aspetti sociali, quelli motori e lo stato d’animo dei degenti; in centri per disabili, il contatto ed il gioco con l’animale danno conforto, benessere, serenità e allontanano il pensiero della solitudine; in centri psichiatrici; in ospedali pediatrici aiutano il relax, la tranquillità; in istituti riabilitativi ed educativi; può essere d’integrazione a programmi di supporto psicologico e psicoterapeutico.
Educazione assistita con animali (EAA), usata per la crescita, per migliorare le relazioni e per l’inserimento sociale di persone in difficoltà, ha obbiettivi specifici proposti da educatori o insegnanti in collaborazione con conduttori professionisti, è rivolta principalmente a bambini e ragazzi in età scolare o pre-scolare.
Viene applicata nelle scuole, nelle fattorie didattiche, nei centri di aggregazione giovanile, nelle ludoteche, nei centri socioeducativi, riscontrando risultati positivi: aumento della fiducia in sè stessi, dell’empatia e dell’autostima, miglioramento del rendimento scolastico e del senso di responsabilità, diminuisce l’aggressività, attenua le difficoltà di apprendimento dovute ad un deficit d’attenzione aumentandola, potenzia le capacità espressive, stimola la comunicazione, a rompere il silenzio, viene usata in progetti di prevenzione al bullismo.
Attività assistite con animali (AAA), non devono esser per forza legate ad una terapia farmacologica, non c’entra lo stato medico del paziente, sono interventi generalizzabili e adattabili a vari utenti ed ambienti, prima di attuarli sarebbe meglio vengano sottoposti ad una fase progettuale ed organizzativa in base alle esigenze dell’utente, hanno come scopo il miglioramento della qualità della vita e una corretta interazione uomo-animale.
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Articolo interessante ma inesatto. Gli animali coinvolti negli interventi assistiti e indicati dalle linee guida sono cani, gatti, cavalli, asini e conigli. Non esistono razze migliori o peggiorni in quanto ogni animale ha la sua unicità. Prima, durante e alla fine di qualsiasi progetto per gli animali coinvolti viene eseguita visita clinica e comportamentale da un medico veterinario comportamentalista esperto in IAA.